Gli spot politici

- Sin dalle prime elezioni politiche del dopoguerra i principali partiti ed organizzazioni politiche italiane realizzano filmati di propaganda. In alcuni casi si tratta di lungometraggi, in altri di corti di pochi minuti che, grazie a proiettori ed apparecchiature mobili, vengono mostrati nelle sezioni, nelle case del popolo, nei luoghi di riunione e, nel caso di quelli della Dc e Comitati Civici, anche nei cinema parrocchiali.

- Negli anni Sessanta in occasione delle competizioni elettorali alcuni partiti e candidati producono brevi filmati elettorali che vengono proiettati nelle sale cinematografiche e negli spazi politici. In alcuni della Democrazia Cristiana compaiono personaggi famosi quali Domenico Modugno e Aldo Fabrizi. Si tratta però di iniziative sporadiche. 

- In occasione della campagna elettorale del Referendum per l’abrogazione del divorzio del 1974, il Comitato per il No promuove la realizzazione di alcuni brevi filmati, proiettai a pagamento nelle sale cinematografiche durante l’intervallo dei film. Fra i progonisti Gianni Morandi, Gigi Proietti, Nino Manfredi e Pino Caruso. Sono gli antenati dei futuri spot politici.

- Gli spot politici, intesi come brevi filmati propagandistici, trasmessi a pagamento negli spazi pubblicitari delle trasmissioni televisive, si diffondono in Italia alla fine degli anni Settanta con la nascita delle emittenti private locali. Le prime campagne elettorali in cui si registra questa nuova forma di comunicazione sono le elezioni politiche ed europee che si svolgono ad una settimana di distanza il 3 e il 10 giugno 1979. Nessuno spot di quelle campagne è stato al momento ritrovato.

- Negli anni Ottanta, con l’estendersi dell’emittenza privata su scala nazionale, lo spot politico diventa uno dei principali strumenti per la propaganda politica. In occasione delle elezioni politiche del 1983 tutti i partiti utilizzano gli spot in quelle che diventano la prime “tele-elezioni” italiane. Sono gli anni d’oro dello spot politico, spesso realizzato dalle grandi agenzie pubblicitarie sul modello di quelli commerciali e trasmessi sulle emittenti commerciali senza alcun vincolo se non quello dei costi.

- Nel 1994 l’avventura politica di Forza Italia e Silvio Berlusconi inizia con l’invio di un lungo video alle principali redazioni giornalistiche, seguito da una massiccia campagna di spot trasmessi principalmente sulle reti di sua proprietà. Con la scesa in politica del proprietario dei principali canali commerciali il problema della regolamentazione degli spot politici sino ad allora non affrontato si pone con maggiore urgenza.

- Nel 1996 il decreto legge Gambino ed un provvedimento del Garante per l’Editoria regolano la propaganda politica in televisione, come non era riuscito alla legge del 1993. Oltre a limitare le presenze dei partiti e dei candidati, con particolare attenzione ai tempi, alla collocazione oraria, agli ospiti e all'imparzialità del conduttore e del regista, viene di fatto vietata la trasmissione degli spot politici durante il periodo di campagna elettorale. Negli anni successivi seguono diversi interventi legislativi che non invertono questo orientamento che limita l’uso e le potenzialità degli spot elettorali.

- Il progressivo diffondersi della rete nell’ultimo decennio del secolo scorso  interviene anche sulla comunicazione politica e sulle forme della campagna elettorale. In una prima fase i siti dei partiti vengono utilizzati per la diffusione gratuita degli spot elettorali prodotti per la diffusione a pagamento in televisione.

- Negli anni duemila, lo svilupoo della nuova arena digitale gratuita, unitamente alle limitazioni nella trasmissione degli spot politici a pagamento sulle reti televisive, contribuiscono al progressivo decadimento dello spot elettorale tradizionale, inteso quale un prodotto audiovisivo elaborato, di breve durata, dotato di uno script, di una regia e di un montaggio, incentrato su precisi stili e modelli narrativi.

- La drastica riduzione nel primo decennio del nuovo secolo dei finanziamenti pubblici della politica e di conseguenza dei budget destinati alle campagne elettorali è un ulteriore elemento che contribuisce al progressivo abbandono delle forme di propaganda più costose, quali gli spot televisivi a pagamento e le grandi campagne di affissioni, a favore di soluzioni più economiche disponibili in rete.

- Lo spot elettorale viene così soppiantato da altri modelli e formati audiovisivi di propaganda (i video social) che si sviluppano all’interno dei social network, più funzionali alla comunicazione e alla condivisione dei contenuti all’interno di una arena pubblica caratterizzata dal fenomeno della disintermediazione e della partecipazione dal basso. Vedi la sezione Materiali social.

- Una nuova forma di propaganda elettorale, emersa a partire delle elezioni politiche del 2013 e più compiutamente del 2018, sono le inserzioni pubblicitarie in rete a pagamento, nelle quali si diffondono gli spot realizzati per la trasmissione a pagamento in altri luoghi (televisioni, grandi stazioni, luoghi pubblici) o comunque simili per caratteristiche formali a quelli televisivi (regia, storia, montaggio).